Senza uscire dalla porta di casa
puoi conoscere il mondo,
senza guardare dalla finestra
puoi scorgere il Dao del cielo.
Più si va lontano, meno si conosce.
Per questo il saggio senza viaggiare conosce,
senza vedere nomina, senza agire compie.
from
Lao Tsu
Tao Te Ching
Una guida all’interpretazione del libro fondamentale del taoismo
Traduzione e cura di Augusto Shantena Sabbadini
Dedicato a tutti i viaggiatori.
Per Francesco Caruso, Viviana Graniero e Cinzia Massa è anche un invito alla meditazione dopo tutti gli sfottò di cui sono stato oggetto venerdì sera per la mia “teoria” sull’osservazione dell’albero.
from
La Musa Antonella
Sabato pomeriggio i bambini giocano nei giardini dei palazzi, una squadra di maschi che corrono dietro al pallone nel campetto al lato delle betulle e pino mugo, come porta due enormi larici; mamme e nonnine si ritrovano sulle panchine vicino alla siepe di forsitie . Mi siedo con il mio libro da borsa..(una volta qui era tutta campagna.. di Fazio) e l’ottantenne nonna Orsolina che sta curando la carrozzina con l’ultimo nipotino, di appena 15 giorni.. mi chiede” E’ un romanzo d’amore?” E’ il via per un racconto mai interrotto dei suoi viaggi dalla panchina alla poltrona,ha letto un considerevole numero di romanzi d’amore, genere Harmonj e decanta le descrizioni dell’ambientazione delle storie…
Orsolina ha sempre saputo entrare nel mondo col suo bagaglio di sensazioni, le signore intorno le chiedevano spesso, _ Ma lei c’è stata, in Australia..in India..nel Paraguaj–? Lei serafica con i suoi occhi di un azzurro liquido e sognanti…- Ma No! Però ho letto tanto ed ho viaggiato dentro le storie raccontate e mi sono immedesimata !- Sorrido al suo candore solenne!
penso a tutte quelle persone che parlano della vita come di un viaggio, delle mete come stazioni, delle persone come passeggeri provvisori, degli accadimenti come imprevisti.
del filosofare anzichè esistere e … ho imparato che lo stupore è l’unico motore che rende degno il viaggio, sia quello dentro che quello reale, che ti spinge al giorno dopo, alla prossima avventura. è come dire sottovoce ti amo vita perchè se lo urli non vale più.
“In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne’ nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro”
Tratto da ITACA – di KONSTANTINOS KAVAFIS
:-)
“Noi eravam lunghesso mare ancora, / come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora”. Sono tre versi dal II canto del Purgatorio di Dante Alighieri. Me li sono trovati su un vecchio appunto. E poi si dice la “serendipity”. Ho subito pensato che sono il commento adatto a questo post…
non vi posso lasciare un giorno che siete partiti tutti su questi rulli di carta telematica, tutti lanciati a proiettare, sognare, immaginare e se fossimo tutti su un pulmino stile hippy a litigare sei libri vanno nel bagagliaio o al posto d’onore? che tipo di musica, importante poi storpiare i ritornelli, cambiare le battute come sfottò? e poi dove andiamo? okay… fatta benzina nella migliore pasticceria, viaggiamo di gola mentre si macchia la cartina stradale, non c’è posto x il navigatore e … il primo che fa un tautogramma prosegue sul tetto!
Ho letto più attentamente tutti i commenti precedenti, e condivido gran parte delle cose dette , ma voglio aggiungere una sensazione che mi è venuta in mente adesso.
Qualche anno fa sono stata a Delfi, città studiata, amata, sognata, immaginata sui libri del liceo.
Essere lì però….
Mi sentivo in un luogo magico, quasi sentivo l’atmosfera particolare che scatena una città sacra, essere proprio lì, su quel terreno calpestato dai tanti che nel passato consultavano l’Oracolo…
Niente in confronto le fantasticherie liceali…
Mi sembrava di sentire gli dei dell’Olimpo!!!
Un’ emozione fortissima!
Sarà che sono un po’ matta!!!!
Viaggiare
“Vivere è come viaggiare. Soli o in compagnia, a piedi o con le ali, per luoghi abitati o solitari, in salita, in discesa, per il piano e la montagna, giù per la valle. camminare per sentieri o strade larghe. Navigare per mari in tempesta e acque calme, fiumi in piena o acque basse, boschi intricati e giardini fioriti, d’estate e di inverno. Giungere alla meta e ripartire, lasciando un segno del proprio passaggio”. Queste righe sono contenute in un mio scritto ancora inedito. Le ho riportate qui perché credo veramente che viaggiare sia la stessa cosa che vivere. Viaggio continuamente fuori e dentro me stessa alla scoperta del mio io più profondo e dell’umanità tutta. Vorrei contenere in me ogni cosa di questo nostro mondo per poter amarla meglio. Vorrei conoscere tutte le lingue del mondo per avvicinarmi a tutti i viventi. Vorrei andare anche aldilà dello spazio terrestre per conoscere ed ammirare l’universo tutto. Impresa impossibile per il corpo ma non per l’immaginazione che mi permette di viaggiare ovunque e sempre.
Siete saggi, sicuramente. Seri, sofisti, siete sapienti. Sapete specificare sia significato sia significante. Siete scrutatori soavi sentimenti. Solo siete stanziali, sedentari, solitari…
Scoprire se stessi significa seguire stimoli, sogni, sentieri sconosciuti… serpeggiare su strade sconnesse, scrutare sguardi stralunati, sentire sapori, saziarsi spericolatamente salse straniere, sonnecchiare sotto splendide stelle senza spavento, soffermarsi su sorrisi stampati, salutare sole sorgente, sentire sgomento se siamo seimilamiglia separati solite sicurezze…
spericolati, sfrontati, spudorati, spavaldi: sperimentiamo spedizioni, seguiamo sogni senza sosta… scopriremo senzaltro sincero SE’…
Quando si dice l’qargomento giusto al momento sbagliato….
torno da un viaggio e sono stanchissima!
Domani tornerò sull’argomento, ma stasera, a caldo, voglio dire la mia; non facevo un viaggio da un po’ e così mi ritrovavo a viaggiare con la mente sui libri..cercavo infatti quelli ambientati in posti che non conoscevo anche per questo, e progettavo di andarci un giorno.
Ma viaggiare sul serio è un’ altra cosa, si conoscono persone, si stringono amicizie, si sentono profumi, si “condividono” esperienze, , si confrontano sensazioni, si ascoltano lingue diverse…insomma è sicuramente più bello….
Si impara!
CARMELA TALAMO.
Adriano, comunque fino a che non esci l’elemento scatenante non fa attivare le emozioni. Pensa piuttosto che in quegli anni io passavo intere estati in quel di Cellole, magari ci siamo pure incrociati. Carinissima questa cosa.
Ve lo ricordate quel fiorentino, quello che scrisse un famoso blog, tipo Enakapata ma più divino, e più lungo, in tre canti. Ma si quel Dante, quell’Alighieri con la sua Commedia; non era un blog di un viaggio? Non ricordo bene, ma un viaggio dove? Non mi pare si trattasse di Dolomiti, ne di Grecia, no, erano strani luoghi, di quelli di cui molti parlano ma nessuno è mai stato e potrà mai andare. Mah, tanto successo chissà perché. Solo per massacrare gli adolescenti sui banchi di scuola. Comunque, ve lo dico, a me è piaciuta solo la parte quando va all’Inferno. :-)
Augusto Shantena Sabbadini
in
Lao Tsu
Tao Te Ching
Una guida all’interpretazione del libro fondamentale del taoismo
“Rivolgendo l’attenzione all’interno e calmando l’agitazione del pensiero, il saggio entra in uno stato di superiore sensibilità. Può quindi percepire segni minuti delle cose prima che queste siano manifeste, cogliere segnali indiretti di realtà anche fisicamente lontane. In qesto senso, sia che viaggi sia che se ne stia a casa, “conosce il mondo” molto più del viaggiatore che visita un gran numero di luoghi con lo sguardo avidamente rivolto all’esterno, prigioniero dell’agitazione della sua mente e delle sue proiezioni”.
Insisto nel proporre la mia lettura
Le paure di cui parla talamo1 (C…..a per gli amici), come quella dell’aereo, albergano dentro di noi, non fuori. Non sono pietre che cadono in testa all’improvviso, oggetti esterni imprevisti e sconosciuti. Sono dentro di noi. L’aereo è il mezzo, il tramite per, lo strumento di comunicazione con la paura, l’abilitatore, il facilitatore, ma non è lui la paura; lei è dentro.
Se la vista di una piazza ti fa piangere, è perché il tuo perscorso interiore ti ha portato a quell’emozione (depressione, malinconia, felicità, insicurezza,…). La piazza è come l’aereo, la sua bellezza, i suoi colori, i suoi profumi sono degli stimolatori, quella piazza si un’altra no, ma l’emozione è dentro.
Quindi se le paure, come le gioie, come le emozioni sono dentro di noi, signifca che il viaggio è solo un viaggio interiore. Come ho detto , il problema sta nel fatto che è difficilissimo fare questo viaggio “senza uscire”, per i più, forse per tutti (?) impossibile. E aggiungo, molto più divertente farlo “uscendo” almeno per quelli non pantofolari
ps cara talamo1, ricordo una bella mangiata alla sagra dei fagioli di Cellole quando alle sagre non si pagava, ( anni 86-87 )
Sono appena tornata da un viaggetto in Lazio…(vi saluto…mi siete mancati!)
Sono del sagittario e amo viaggiare moltissimo…non riesco neppure ad immaginare di non uscire dalla porta…il viaggio dentro se stessi è un concetto troppo raffinato per me…io adoro le sensazioni: gli odori, i cibi, i rumori, di ogni luogo, sono determinanti per il mio approccio!
Preparo i viaggi mesi prima, con romanzi, film…poi organizzo le tappe del percorso, m’informo sulle usanze locali, scelgo gli alberghi e i ristoranti…ma poi quando arrivo, mi faccio prendere dalle emozioni …la musica in Sudafrica, i palazzi imperiali in Germania, il Danubio nella Mitteleuropa…qualche volta prendo qualche svarione, come a Sarajevo, quando sentii il muezzin, mentre mi trovavo nella zona austriaca: mi sembrò il posto più tollerante del mondo (nel giro di un anno si trucidavano)…
Amo mettermi a confronto con gli altri…l’unico limite è la mia totale incapacità di imparare le lingue! Amo immergermi nelle città, confondermi tra le persone …impazzisco quando mi chiedono le informazioni…mi sento cittadina del mondo!!! (c’è molta enfasi!!!)
(@i napoletani: mio marito da quando è stato a Napoli, dove ha mangiato minestra di fagioli cannellini con cozze, mi toglie il fiato perché io gli prepari il piatto…qualcuno può passarmi la ricetta per cortesia)
Nella mia vita ho viaggiato pochissimo per vicissitudini varie e nn perchè nn mi piacesse farlo, tutt’altro! Il viaggio per ECCELLENZA lo feci tanti anni fa, nel 1988, alla volta della Grecia classica, circumnavigandola da Igoumenitsa a Patrasso, per 3000 km. passando velocemente anche per Skiatos. Trentacinque giorni, di meraviglia in meraviglia, navigando su un battello il grande lago Pamfotidas di Ioannina che d’inverno diventa una bellissima lastra di ghiaccio pattinabile; salendo e discendendo le ripide scale dei sette monasteri di Meteora, la vecchia Città-Stato di Kalambaca; Trikala, Larissa, Atene, che il solo pensare abbia dato i natali a Socrate e Platone, ti inebria la mente; il silenzio religioso del Tempio di Apollo a Delphi; la vertigine dell’Istmo di Corinto e via via, di chilometro in chilometro, come risucchiati da una macchina del tempo, fra paesini sperduti degradanti verso un mare di cobalto e turchese. I percorsi e le soste fra ulivi selvaggi e caprette saltellanti, fino al porto di Patrasso per il rientro a casa. Un viaggio che ho respirato a pieni polmoni, che ho ingoiato con gli occhi della mente, “fotografandone” ogni minuzia; un’Emozione unica di cui mantengo un ricordo chimico e vivido, rimasto inalterato nel tempo. Di quel viaggio ho conservato ogni cosa, anche il più piccolo dettaglio; dall’odore forte di cipolla – kremidi in greco – che ti avviluppa appena scendi dal piroscafo, ai pon-pon degli zoccoli degli Euzoni, alla residenza estiva del Presidente, a Capo Sounion, semplice e modesta come una qualsiasi casa di periferia, ma dal panorama che toglie il respiro. I baffoni arricciolati all’insù degli anziani di Horefto o di Amfissa, seduti fuori dei kafeneon a giocare interminabili partite di “tavli”, una sorta di backgammon europeo, alle quali io assistevo dietro le loro spalle, incuriosita e divertita. L’accoglienza semplice, fiduciosa e un po’ ruvida dei greci, la TOTALE assenza di malavita – almeno in quegli anni – il loro tenere nella toppa esterna della serratura di casa le chiavi di accesso; la loro sacrale religiosità, le donne che nn usano [non usavano] depilarsi le gambe, la genuinità dei gesti quotidiani dei pescatori, l’intesa muta con loro fatta di sorrisi e mazzolini di lavanda; la dolcezza e il rosso intenso del karpusi – il cocomero – l’ouzo, lo tzatziki, le distese di basilico rosso e quell’infinità di termini in comune, ancora in uso nel dialetto della nostra Magna Grecia. Spesso ritorno a quel viaggio e ogni volta l’emozione si rinnova come fosse successo ieri; eravamo in sei, ma io ero felicemente “sola”. Estraniata totalmente dal gruppo, ad ogni tappa me ne andavo per conto mio per godere quanto più intensamente – senza le “italiche” interferenze :D – di tutto quello che mi circondava. Gli altri “viaggi lontani” li ho fatti con la fantasia, sollecitata dal libro del momento che andavo leggendo; per quanto mi calassi nel personaggio, per quanto cercassi di immaginare i luoghi delle storie raccontate [andando a cinema a vedere film tratti dai romanzi letti, ho scoperto di aver gestito bene la fantasia, giunta molto vicina alla realtà] sono rimasti in ogni caso viaggi virtuali. Manca ineluttabilmente nn tanto l’emozione, che quella si scatena anche leggendo o guardando un film, ma il vissuto, il contatto a pelle con le persone e le cose; uno sguardo, un sorriso, una “ciofeca” di caffè :D lo scoprire usanze e tradizioni che fai tue perchè condivise sul posto. Sono affascinata dal pensiero taoista, lontana anni luce dal poterlo praticare causa la mia radicata occidentalità che combacia con le mie origini, sicchè troppo difficile per me, potendo, preferirei viaggiare dal vero. :)
ops “Piazza dei Miracoli” è a Pisa, non so perchè è uscita fuori Siena. Pardon!
Con la mia amica-sorella, chiuse nella sua (ma sarebbe più corretto dire nella nostra) cameretta a Secondigliano abbiamo fatto viaggi fantastici. Viaggi infiniti all’interno delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, delle nostre paure, delle nostre speranze, i nostri primi amori, le tante delusioni, i contrasti con i gnitori. Eravamo bambine e poi adolescenti, siamo diventate donne nella nostra stanza anche quando la stanza non era più a Secondigliano, ma si era trsferita a Cellole. Eppure ci sono sensazioni che non troverai dentro le emozioni, seppur grandi, del viaggio dentro te stesso. Ad esempio il sacro terrore che può trasmetterti il decollo di un aereo, che non viene sedata nemmeno dall’antistaminico che hai preso per il mal d’aria, tanta è l’adrenalina che hai in corpo. Oppure l’emozione che ti fa piangere, di un pianto tanto incontrollabile quanto esaltante nel varcare la soglia di Piazza dei Miracoli a Siena. Quella non la trovi dentro te stesso. Se non visiti gli Uffizi, non puoi capire perchè certe opere sono eterne ed inestimabili e così via. Certe sensazioni epidermiche, tangibili, materiali non le puoi trovare se non “in loco”.
Il viaggio….
Emozionante prepararsi alla partenza. Inebriante l’immaginazione che corre mentre cerchi di visualizzare i posti che vedrai e le persone che incontrerai. Toccare, assaggiare, scoprire, meravigliarti, stancarti, confrontarti, ricercare, smarrirti, ritrovarti….sono alcune delle cose che puoi fare durante un viaggio. Da soli senza uscire dalla porta puoi compiere un viaggio introspettivo, utile senz’altro ma non così coinvolgente come lo staccarsi dal solito mondo in cui vivi e rivivi i tuoi giorni. Volare con la fantasia? Bello, si. Ma vuoi mettere odorare nuovi profumi, impastare la tua essenza con una meravigliosa novità?
E poi si sottovaluta uno dei momenti più intimi del viaggio….il ritornare.
Come potrei sapere che le cose che mi stavano strette e mi soffocavano mentre mi proiettavo lontano da esse mi sono invece indispensabili?
E quelle persone che non abbraccio più perchè le vedo ogni momento? Le ho strette forte al ritorno. Al ritorno ho scoperto il silenzio della mia casa e la visuale dalla mia finestra aveva mille altri orizzonti.
Ma che meraviglia questo viaggiare appesi alle vostre mappe, è come scoprire pezzi di me sparpagliati in ognuno, stimoli che si sovrappongono, si stratificano, scavano sensazioni e desiderio di approfondire.
Viaggiare dentro ha bisogno anche della simmetricità dello sguardo, del sorriso complice, del tocco caloroso, scoprire parti di sé, mascherate o consapevoli ha bisogno del movimento duplice di andata e ritorno.
Muoversi verso il dentro di me in movimento continuo comporta anche affaticamento più di un viaggio viaggiato e quello che scoperchio è , spesso, un fondale vischioso, dove inciampo e rischio di esserne sommersa,: la bellezza può essere sdrucciolevole più di un luridume.
Quanto è distante la via della saggezza!
Nelle forme più consuete, viaggio stando in continuo moto verso gli altri, per innata percepire dell’altro come essere impastato dalle stesse emozioni – vitali– oggi pomeriggio, distese sui letti dei bimbi, mentre Francesco si appassionava a costruire puzzle e Michele giocava a pallone in giardino e papà e Fabio si sfidavano a carte..io e Venere ci scambiavamo impressioni di viaggi intorno alle persone che ci toccano da vicino, quelle che si imprimono dentro la sfera vitale e che sentiamo come parte continua di noi…non la famiglia, quella è data, ma le persone che per caso e per diletto sono capitate nel nostro orizzonte. Posso dire che è come se avessimo una famiglia allargata per la profondità della condivisione di ogni evento, per la gioia di ritrovarsi, per l’essenza dei silenzi che abbiamo conquistato negli anni, per l’effetto onda che richiama altri …insomma un bel pomeriggio, dolce e ridanciano( sarà l’effetto dell’ultima traccia di pastiera della zia Tetè…).
E dire che mi lamento sempre che vorrei viaggiare…ma quando mi è capitato, ho riproposto lo stesso modello casalingo, parlare..ascoltare… stare sommersi dalle sensazioni.. respirare piano..oppure strafalciolare..ridere da matti.. immalinconirsi… dormire in piedi !
ma soprattutto… emozionarsi
EMOZIONI
La bellezza è quel momento di rarità che si insinua fra le pieghe di un sospiro
In principio era l’EMOZIONE..
…e le parole hanno rimpiazzato le emozioni? Quando? Come?
Mi capita di rimanere in uno stato di grazia, di silenzio tumultuoso e vociante
“dentro”,
per brevi momenti di assoluto stupore:- uno scricciolo sul muro di cinta della scuola -una pratolina – un fiocco di neve sospeso- i colori del cielo- la prima stella -il sorriso di un neonato- gli occhi sfavillanti di attese dei bimbi…
Cerco questo tono emotivo in ogni situazione, ne colgo anche i balbettii o il rumore sommesso e pudico, cosi come ne immagino l’espansione in quella zona così intima che vorrei toccare – odorare – gustare – inglobare e far rimbalzare per coprire il tonfo del vuoto.
Scrivo per sentirmi viva in mezzo a riunioni ritualizzate e comunico con gente che non conosco, ma che mi pongono in uno stato di attesa…chissà??
e se il silenzio diventasse fermento di idee?
Tutto capita
all’improvviso,
l’inattendibilità è,
più
dell’attendibile,
vicino a quanto
accade. (Piero Bigongiari)
Mi emoziona (= mi diverte) captare(=Immaginare) lo stato emotivo di chi legge-ascolta scrive o va via …. e penso che a volte il silenzio sia denso di parole che raccolgo nel mio scrigno segreto.
ciaooo da San tina Caoticamente non -saggia!
daniele e francesco … potessi fondervi e non x fare pareggio ma perchè siete le due anime che lottano in ognuno di noi: il disperato richiamo della libertà, dello spazio, della conoscenza, l’indole di ulisse e la paura di affrontare un mondo troppo grande, troppo vario.
sospiro, chiudo gli occhi, dissolvenza e mi ritrovo in un piccolo teatro, quasi un sottoscala e un uomo dall’aspetto buffo ma con voce da sirena fa dondolare una piccola barca imitando un mare preciso, l’oceano e io incantata che dalla sedia della prima fila ipnotizzata sento l’odore del mare: eugenio allegri che da solo mima e racconta novecento, un uomo per cui il mondo è una tastiera troppo grande è troppo e la guarderà solo da un oblò suonando jazz.
se avesse ascoltato un tango … sarebbe sceso all’avventura
Anch’io ritengo che la conoscenza dimori in noi a priori, prima dell’esperienza stessa.
Ma poi, in una fase successiva, l’esperienza è colore, calore, condivisione, crescita.
Per esempio: ci sono alcune persone della Enakapata Band che vorrei proprio conoscere, toccare, ascoltare. Quando le situazioni interiori mi appagano, il luogo virtuale mi sta stretto e invoco l’indigestione …
Miei cari amici, viaggiare per me significa crescere e significa vivere momenti di confronto. Parte di noi muta e si completa. Ma è, allo stesso tempo, importante capire noi stessi, guardarci dentro provando a viaggiare attraverso il pensiero. Osservare il mondo di persona oppure attraverso il mutamento costante di un albero per un filosofo potrebbe essere di eguale soddisfazione. Ma io non sono un filosofo e provo a risolverla così: compro un minibonsai lo metto in valigia, parto per le destinazioni scelte. Di giorno viaggio col corpo e la sera viaggio col pensiero osservando da sopra il comò il bellissimo minibonsai da viaggio.
Io vorrei mediare: insomma segnare una X nel derby tra viaggiatori e statici, citando un mio vecchio post sul Canto delle Sirene, che sono andato a rileggermi per l’occasione:
“La carta geografica, insomma, anche se statica, presuppone un’idea narrativa, è concepita in funzione d’un itinerario, è un’Odissea”.
Così scriveva Italo Calvino nel 1980 su “Repubblica”, nell’articolo intitolato “Il viandante nella mappa”, poi raccolto in “Collezione di sabbia”.
È lì che comincia il viaggio, da quella pianificazione sulla carta, dal momento in cui la spieghiamo su un tavolo abbastanza ampio e cominciamo a familiarizzare con i nomi, a seguire strade e fiumi, a orizzontarci, a scoprire luoghi da visitare. Il viaggio è già tutto lì, in quella ipotesi, in quel dire “Qui dobbiamo assolutamente andare” o “Questo è un edificio da visitare”. Già l’itinerario si costruisce, i toponimi si insinuano nella mente, spilli invisibili si puntano su quella mappa.
Per noi, in quel momento, è come se la carta geografica fosse in scala 1:1, come nel racconto di Borges la mappa di carta si sovrapponeva perfettamente all’Impero cinese.
Siamo i viaggiatori e ci trastulla quel passatempo infantile. Siamo i sognatori che, senza muoversi da quell’ampio tavolo dove abbiamo posato la carta, già volano a inseguire la meta, leggeri come un palloncino.
fb fa i capricci x cui sono arrabbiata con tutti voi. che è successo con l’albero?
questa la prima. siete tutti pimpanti colti e viaggiatori, io amo la mia poltrona.
e quindi? o vi tengo il muso sapendo che a perderci sono io o … vi dico che il tizio della frase ha ragione: non ha previsto che sarebbe arrivato internet e fb e voi sulla mia bacheca mani e occhi che mi riempiono ed insegnano. sbollita? solo se eliminate i tautogrammi. augh x il gusto del controcorrente :)
Quello che dice Cinzia è bello, chiaro, e condivisibile. Solo una cosa. Forse tanta filosofia, tanti antichi saperi, tanti eventi non chiari e non spiegabili, tanta spiritualità e tanto esoterismo, ci indicano qualcosa. Forse ci indicano che nel viaggiare saggiamente, cosa che anche io auspico, non si scopre nulla che già non sia in noi stessi. Forse Il problema è che è molto, (diciamo molto al cubo), più difficle “conoscere” viaggiando dentro di se che non fuori. Forse il viaggiare saggiamente funge solo da stimolatore, da agevolatore, come piccoli codici di software che riescono ad attivare zone di memoria (coscienza) sconosciute, dimenticate, ma piene di dati. Personalmente ritengo sia molto più divertente “conoscere” viaggiando fuori da se, anche perché il viaggiare dentro di me è un vero inferno. Ma forse il viaggio è sempre è solo dentro di se, anche quando prendi tre aeri, cinque metro, venti autobus, ed un paio di traghetti; forse.
Detta come va detta la vita di ognuno di noi è un viaggio alla scoperta di mondi inesplorati che compongono il nostro essere. Emozioni, sentimenti, sensazioni, vibrazioni occupano la nostra anima e il nostro corpo in ogni istante. Basta osservare la natura e venirne rapiti dalla sua bellezza , ammaliati dalla sua lenta trasformazione. E’ così se si guarda il mare e il suo incessante movimento, se si ascolta il rigoglio dell’acqua di un ruscello, il sibilo del vento, il cinguettio degli uccelli, ma anche il gemito di un bambino , di chi soffre, il silenzio di chi muore … Tutto è un viaggiare, uno scoprire, un conoscere ed imparare. Ma così non ci si confronta , non si può capire la diversità di culture , di costumi che un popolo possiede rispetto ad un altro, così si è solo osservatori, si accompagna il trascorrere della vita.
Certamente viaggiare, nel senso di passare, guardare senza afferrare , senza fermarsi a pensare, solo per la sterile raccolta di cartoline da esibire agli amici per traguardi raggiunti , per status acquisito, non funziona, non arricchisce. Quello che invece affascina del viaggio è lo scoprire luoghi nuovi, essere travolti da suggestivi paesaggi, l’ascoltare suoni di lingue diverse, assaporare cibi non consueti, percepire odori a noi ignoti, stringere la mano per un saluto o trovarsi ad inchinarsi per diversa tradizione. Imparare, trasmettere fare proprie culture che dai soli scritti non potrebbero essere percepite. Del resto caro Vincenzo tu stesso nel tuo viaggio in Giappone hai toccato con mano realtà diverse, hai potuto parlarci di regole ricordando la bambina di 6 anni che attraversava la strada da sola, ci hai parlato di responsabilità civile osservando gruppi di cittadini che la Domenica volontariamente pulivano i giardini, senza dubbio questi concetti appartengono già al tuo gene, ma il viaggio ti ha permesso di metterli a fuoco maggiormente , ti ha consentito di parlarne a noi che ti leggiamo, ti ascoltiamo, e ci ha indotti a riflettere.
Mi perdoni Lao Tsu , ma credo che si possa conoscere non attraverso il non viaggiare, ma attraverso il viaggiare saggiamente.
Diciamo che detta così è difficile non essere d’accordo… eppure io ogni volta che faccio un viaggio scopro una parte nuova di me stessa, e una volta a casa mi sento più ricca, più piena, persino più tollerante anche verso le cose che non mi piacciono o che mi infastidiscono. Mi sembra di crescere. Di imparare. Forse non sono saggia abbastanza (anzi, sicuramente) per imparare guardandomi solamente dentro. Ho bisogno anche di scoprire la grandezza e la bellezza della natura, di mettermi alla prova e scoprire le diversità. Per poi interiorizzarle. E portarle sì, allora veramente dentro. E’ che sono troppo curiosa e tutto mi affascina. Non so come spiegarmi meglio, allora racconterò un episodio: c’è stato un pomeriggio in cui eravamo sulla costa danese, proprio nel punto in cui Shakespeare ha ambientato il suo Amleto, e ci siamo fermati ai piedi del castello, su di un lembo di terra attanagliato dal mare del nord e di fronte, vicino quasi che sembrava potessi toccarlo, c’era già la costa svedese… in quel momento mi è sembrato di “avere trovato la chiave segreta del mondo” (come cantava Guccini). Forse questa profondità e questo equilibrio (che tanto spasimo di trovare) ce l’avevo già dentro da qualche parte, certo, ma lì è venuto fuori come mai prima.
Se poi intendiamo dire che per essere in quilibrio con le cose, con il mondo, con le altre persone dobbiamo esserlo prima con noi stessi, allora non fa una piega… è vero. Ma io a questa fase non ci sono ancora arrivata, sono ancora inquieta, allora aggiungo un pezzetto di equilibrio ogni volta che scopro una cosa nuova e la metabolizzo…
P.S. Però vorrei sottolineare che è stata Cinzia ad abbattere il tuo albero, io mi sono “solo” schiantata di risate!!!! eheheheheheh
“Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei”
oriente, occidente, nord, sud, religioni, miti, culture, radici, all’apparenza distanti; eppure gli antichi pensieri e le storie arcaiche hanno molto in comune. O no?