Cosa ci fanno assieme Ryoji Noyori, Premio Nobel per la chimica, e zia Concetta? Piero Carninci, lo scienziato che ha messo in discussione il dogma del DNA, e don Peppe detto Testolina? Akira Tonomura, l’inventore del microscopio da 1 milione di volts, e Pippone? Franco Nori, il genio che lavora al computer intelligente, e Gennaro detto Topolino?
La risposta in Enakapata (espressione nippo-vesuviana, da «è ’na capata», letteralmente «è una testata», in senso figurato «è qualcosa che colpisce, è una cosa straordinaria»), il resoconto di un viaggio che comincia a Secondigliano e si conclude a Tokyo; un diario nel quale gli autori, padre e figlio, raccontano della controversa periferia napoletana e dell’organizzazione della scienza in Giappone, di luoghi e volti della capitale giapponese appena incontrata e dei suoi paesaggi metropolitani stupefacenti, di serendipity, ramen e shinsetsu, di operai e magliari, in un alternarsi e incrociarsi di voci, sensibilità, generazioni. Ne viene fuori un libro vitale, fisico, che afferra i sensi con una lingua prensile prensile che, in maniera leggera, accattivante, divertente, paradossale, a tratti persino commovente, coinvolge il lettore e lo porta lontano, in mondi sconosciuti e affascinanti.
Posso dire WOW!!!!
Stasera dal nostro amico Antonio Parola ho saputo di questo libro che racconta la nostra gioventù a Secondigliano.Corro a comprarlo in libreria.Auguri a te e a tuo figlio.
Salvatore o beat